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27 dicembre 2012

L'uomo in bianco



Una linea piatta passava nello schermo dello schermo fisso sulla paziente, lui nel suo letto insieme al suo silenzio, infinito. Peccato, che tecnicamente non era proprio quello, dato che un suono fisso e altisonante graffiava le orecchie di chiunque passasse da quelle parti. Oltre ad una sirena che avvertiva i più  vicini paramedici che un'emergenza, l'ennesima, arrivava da una camera. Da quella camera. 
Charon era li' che guadagnava la sua nottata di lavoro, cosa che ultimamente preferiva. La notte tranquilla nel suo silenzio era interrotta solo da cause importanti, le altre, quelle inutili, erano smorzate e risolte dal sonno che curava qualsiasi piccolo malessere e capriccio.
Charon udi' la sirena che avvertiva di un'emergenza importante. Si butto' giù  dalla sedia che lo ospitava da due ore. Corse nel corridoio sperando di non vedere quella luce rossa provenire da quella camera. La camera che da qualche giorno gli aveva aperto il cuore e, forse, insegnato tanto. 
Durante il periodo di Natale non possono succedere alcune cose, anzi, pensava che la morte doveva anche lei riposarsi. Invece no, li' probabilmente si divertiva a far cadere quella gente appesa sempre ad un filo cosi' tanto sottile. Con un soffio, piccolo come quello di un bambino, buttava giù' quelle vite troppo esitanti. 
Correva Charon il più  veloce possibile verso la camera 23, quella da qualche giorno frequentava più delle altre. Ricordando gli occhi di quell'ospite, chiuse i suoi ed entro' concentrandosi sul da fare. La normale procedura. Un tintinnio di ferri e di cassetti aperti e poi chiusi velocemente, erano gli unici rumori che sentiva. La sua mente era concentrata su quella normale procedura e ricordava i giorni passati tra sorrisi e lacrime. Durante questo rumoroso baccano di pensieri, arrivarono i colleghi e il dottore seguendo le loro normali procedure. 
Il suo cuore batteva più  del dovuto, avrebbe voluto donare un pezzo di quei battiti, per far ripartire quello, invece, troppo stanco. Di colpo il tintinnio si fermo' e un lungo silenzio pervase la stanza. Ora ricordava ancora quei consigli su come si ammainavano le vele e su tutti quei nodi di cui non sapeva l'esistenza. Su quei consigli pratici e quei racconti che solo un lupo di mare sa, di cui ne racconta sempre una versione diversa. Sentiva un groppo alla gola per quel silenzio, per quel soffio che questa volta era stato un po' troppo forte. Una pacca sulla spalla lo scosse ed uscirono dalla camera e con piccoli gesti ritornarono ognuno al proprio posto, senza dir una parola o emettere un suono. Tornando verso la sua sedia, amica ti tanti sorrisi ma anche di tante lacrime, vide una signora anziana, ma ancora molto attiva, che leggeva delle pratiche. Gli avrebbe fatto compagnia in quella serata tanto amara. Chiese di entrare, sperando di non disturbare. Diceva di essere un avvocato. Era la camera 15.

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